Santuzza Calì, intervista alla costumista e scenografa

Santuzza Calì e L’Italiana in Algeri al Teatro Regio di Torino

Quando arriva febbraio, anche se sono passati due anni e la mia vita ha preso una direzione diversa da quella che immaginavo, o forse proprio per questo motivo, mi ritorna in mente il periodo in cui svolgevo la tesi per la laurea specialistica presso l’Accademia Albertina di Torino.

Il mio lavoro di tesi consisteva nel realizzare i bozzetti definitivi per i costumi de L’Italiana in Algeri di Rossini, e a questo proposito avevo sentito via telefono Santuzza Calì, per conoscere anche il suo pensiero sull’Opera. Gentilmente aveva risposto alle mie domande e sarei rimasta ad ascoltarla per ore raccontare le sue storie, facendomi intravvedere meravigliosi mondi.

Alla domanda su quali sono stati i suoi modelli e se si è ispirata a Emanuele Luzzati per i costumi, Santuzza Calì risponde così:

“Ero rientrata da poco da un viaggio a New York. Per mia indole non sto mai ferma a lungo in un posto e mi trasferisco da una città all’altra parecchie volte, sono attratta in particolar modo dall’Oriente e quando posso trascorro del tempo tra la Grecia e la Turchia.”

L’Italiana in Algeri, Teatro Regio Torino, 2013. www.teatroregio.torino.it/node/3461/galleria

“Per L’Italiana in Algeri della Stagione Lirica 2012-2013 al Teatro Regio di Torino, non mi sono ispirata a Emanuele Luzzati poiché vedo il teatro in maniera differente, uguale ma diversa; c’era ugualmente un lavoro di simbiosi.
Quando lavoro per un’Opera ascolto la musica e non m’ispiro a qualcosa di particolare; mi confronto con il regista per un discorso su cosa si pensa dell’Opera e per conoscerne l’entusiasmo poiché non c’è niente di stabilito.”

“Dalla mente di ognuno emergono più immagini diverse e parlando si ha la sorpresa di scoprire più mondi che si possono incastrare con fantasia sino a creare un’unione. In questo mestiere è necessario ascoltare la musica e imparare a visualizzare per proporre le proprie idee al regista.”

“L’input può venire da come s’imposta la scena con lo scenografo e dipende anche dal tipo di rapporto che si crea con il compagno di lavoro. È fondamentale l’armonia con i colleghi per riuscire a mettere la propria impronta sul lavoro. Per mettere la propria impronta bisogna prima levarla e trovare un’armonia con se stessi. Mi lascio influenzare dal posto dove disegno, sento la musica e mi lascio ispirare. Nel mio lavoro non ho degli schemi precisi e mi muovo in base al sentimento e all’immaginazione che la musica mi trasmette.”

“La comprensione del libretto, dell’epoca in cui è stato scritto e musicato, le influenze stilistiche del musicista e le musiche di altri compositori dell’epoca sono fondamentali per la buona riuscita del lavoro. Studiare il gusto del Settecento e Ottocento francese poiché alle volte le documentazioni attraverso la lettura di libri può confondere perché è troppa. Guardare i quadri dei pittori che hanno disegnato un’epoca non accademicamente ma in modo sentimentale.”

L’Italiana in Algeri, Teatro Regio Torino, 2013. www.teatroregio.torino.it/node/3461/galleria

“Un altro consiglio è quello di andare a vedere tanti musei e le case di letterati, la nostra mente possiede tanti cassetti che quando servono si aprono ed escono fuori delle immagini. Incamerare perché in questo modo, all’occorrenza viene fuori quella data immagine di cui abbiamo bisogno.”

“In questo modo si procede alla documentazione attraverso la testa dove il pennello e la matita copiano. È importante saper disegnare per esprimere sul foglio bianco le cose che abbiamo in testa, è l’immagine che spiega di più rispetto ai discorsi o al delegare il disegno a un’altra persona perché, in quest’ultimo caso, si perde tanto della nostra idea e della nostra immagine.”

Santuzza Calì
Evelina Murgia e Santuzza Calì

Alcuni giorni dopo la laurea, nel marzo 2015, ho avuto il piacere di conoscere di persona Santuzza Calì in occasione della Giornata Mondiale della Marionetta poiché mi aveva invitata. In quei giorni a Grugliasco si poteva visitare una mostra curata da Francesco Ferrari, Veronica Olmi e Paola Tosti, che ospitava alcuni bozzetti e costumi di Santuzza Calì.

I bozzetti esposti partivano dal 1978 con I tre grassoni e La festa delle donne (1979) di Tonino Conte per il Teatro della Tosse di Genova.
Gli anni Novanta con L’asino d’oro (1994) e I viaggi di Gulliver (1997) per la regia di Paolo Poli, Ciak si gira: Biancaneve e i sette nani (1995) di Roberto Marafante e L’enfant et les sortilèges (1996) di Maurizio Scaparro per la sezione Opera Lirica; di quest’ultimo si poteva ammirare il costume de la Civetta con maschera.

Libro della mostra sui bozzetti di Santuzza Calì

Gli anni Duemila con i Musical Il mago di Oz (2000) per la regia di Filippo Crivelli e Cenerentola (2009) di Massimo R. Piparo e il costume della Matrigna di Cenerentola. Hansel e Gretel (2006) nell’Opera Lirica di Alessandra Panzavolta. Robin Hood nei giardini di Roma (2005) e Le mille e una note (2007) per la regia di Gigi Palla.

Gli altri costumi in mostra erano il Direttore del circo e l’Omino di burro per Pinocchio (1999) di Orlando Forioso, le Tre arpie e i Burattini delle arpie per Zeus e il fuoco degli Dei (2012) con la regia di Armando Traverso.

2 pensieri su “Santuzza Calì, intervista alla costumista e scenografa

  • 10 Settembre 2018 alle 22:07
    Permalink

    Salve

    Ci terrei moltissimo a contattare la maestra per chiederle collaborazione

    Mi può aiutare gentilmente?

    Emanuele
    Grazie

    Rispondi
    • 10 Settembre 2018 alle 23:17
      Permalink

      Salve Emanuele,

      può trovare i contatti di Santuzza Calì tranquillamente su Internet

      Rispondi

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